giovedì 26 novembre 2009

Recensione su Rockit.it

Imbracciare la forma affusolata di una chitarra elettrica, pigiare sul pedale del distorsore e dare una singola, vibrante pennata. Alzi la mano chi non ha mai provato la gioia incontenibile di un simile gesto, l'emozione dell'essere rockstar condensata in pochi secondi, la possibilità, anche minima, di andare ad affiancarsi alle centinaia di nomi che popolano un immaginario e/o gli scaffali di una camera da letto.

Inevitabile pensare a tutto ciò ascoltando l'esordio degli Shout, fresca irruenza giovanile che si manifesta di petto nel desiderio di convogliare le mille idee portate in dote dall'ascolto massiccio ed eterogeneo di tutto ciò che porta la parola "rock" nel dna. Non solo sfuriate ma occhiate curiose ed adoranti in qualsiasi direzione, canzoncine sisxties in salsa grunge, preghierine sarcastiche recitate davanti al letto da bambini che hanno il ghigno di chi sa che non andrà a dormire, psichedelia giocosa e mille influenze che cercano il loro posticino al sole. Si sente l'America, l'Inghilterra, ma anche tanta Italia, considerando che lo spirito di Manuel Agnelli aleggia spesso nell'atmosfera e che i sempiterni anni 90 fanno da vera base di partenza grattuggiando l'intero mood del disco.

Un approccio che riesce dunque a stupire piacevolmente e spinge istintivamente a dare credito a questi giovanotti, anche solo perché non si accontentano e rifiutano ogni paletto. L'unico limite è che, al momento, si tratta forse di un ascolto più interessante che godibile, a causa dell'eccessiva frenesia nel voler estrarre dal cilindro tutte le influenze di cui sopra, ma è semplicemente un problema di aggiustamento del tiro che regala comunque un'ottima impressione generale. Un plauso agli Shout e alla 42 Records che ha risolutamente deciso di spalleggiarli nel primo tratto della loro avventura nello spietato mondo della musica: una scommessa azzardata da appoggiare in pieno.

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